“Navighiamo il museo diffuso dell’acqua”, abbinata bike and boat alla scoperta del “fiume di mezzo”

“Navighiamo il museo diffuso dell’acqua”, abbinata bike and boat alla scoperta del “fiume di mezzo”

ROVIGO - Un modo sicuro e conveniente di viaggiare alla scoperta di bellezze spesso sconosciute e appena fuori porta. In Polesine è possibile e per promuovere il turismo di prossimità la nuova proposta si chiama “Navighiamo il museo diffuso dell’acqua”: questo il nome di un progetto

di forte interesse di Assonautica Acque Interne Veneto ed Emilia che si sta sviluppando con la regia della Provincia di Rovigo e la collaborazione di Fiab Rovigo e CPSSAE (Centro Polesano Studi Storici, Archeologici ed Etnografici) e che punta a incentivare la fruizione “lenta” di vie d’acqua interne in abbinata a percorsi ciclabili. Un’idea ambiziosa che ha interessato anche partner privati sul territorio e importanti sostenitori, prima tra tutti la Camera di Commercio di Venezia-Rovigo, oltre a diverse amministrazioni comunali: filo conduttore di questo viaggio alla scoperta di eccellenze naturalistiche, artistiche e culturali in genere (inclusi percorsi enogastronomici) e il “fiume di mezzo”, nome attribuito per ragioni storiche al Canalbianco dallo studioso rodigino Raffaele Peretto. Acqua - e non poteva essere altrimenti, trovandoci in una fascia delimitata dalle foci dei due principali fiumi italiani - ma non solo: nell’ottica slow e green alla base del progetto, anche la bicicletta gioca infatti un ruolo fondamentale, essendo il mezzo migliore per godere appieno dei paesaggi e delle atmosfere di questa zona del basso Veneto in cui tra le altre cose troviamo chilometri di golene e l’area umida del Delta, da anni Parco regionale e anche riserva Mab Unesco. Nel concreto, grazie al coraggio di imprenditori locali che hanno accettato la scommessa, in un momento non facile per l’economia e ancor meno per il comparto turistico, sono stati sperimentati tre tra i molti percorsi possibili: la Via dell’Archeologia, Tra ville e castelli e la Via dell’acqua. La prima opzione prevede la partenza dal museo dei Grandi Fiumi, che ha sede nell’ex Monastero degli Olivetani con i suoi splendidi chiostri, e l’arrivo ad Adria, già emporio greco-etrusco in seguito municipio in epoca romana e quindi sede vescovile, antecedente addirittura alla nascita dello stesso capoluogo: è del 920, infatti, l’autorizzazione del Pontefice all’allora vescovo Paolo per costruire un castello alcuni chilometri più a monte, in una zona maggiormente protetta da alluvioni e attacchi dei barbari, attorno al quale nel tempo sarebbe sorta poi Rovigo. Tappa d’obbligo e posto a poche centinaia di metri dall’attracco, il Museo Archeologico Nazionale, testimonianza dei fasti di Adria antica che tra l’altro ha dato il nome al mare Adriatico che un tempo la bagnava . Tra ville e castelli, invece, ha come focus le bellezze architettoniche della zona centrale del territorio: partendo dal castello di Arquà Polesine si raggiunge in bici Bosaro da cui ci si imbarca direzione l’attracco di Molino Pizzon, nei pressi di Fratta Polesine. Di qui in bici si raggiunge Villa Badoer, meraviglia cinquecentesca del Palladio e patrimonio Unesco anche se Fratta ha tanto altro da offrire da Villa Avezzù-Molin, nota per i moti carbonari (in novembre si tiene un’importante rievocazione storica in costume) alla casa Natale di Giacomo Matteotti, deputato socialista assassinato dai fascisti e oggi museo, senza dimenticare il sito archeologico di Frattesina. Il rientro in barca è da Pincara (località Ca’ Bernarda) dopo una sosta d’obbligo alle antiche Distillerie Mantovani, eccellenza dove degustare prodotti tipici del territorio. La Via dell’acqua, infine, porta alla scoperta della porzione più occidentale del Canalbianco: sempre con partenza da Fratta Polesine, passando da San Bellino e Castelguglielmo, si raggiunge in bici Canda, nota per Villa Nani Mocenigo, e Bagnolo Po, dove a Parco Vallata, perfettamente attrezzato, si può sostare per ristorarsi. Trecenta, a pochi chilometri, presenta un Sito di Interesse Comunitario (SIC) come i “gorghi”, residui di antichi alvei fluviali e area umida protetta: i laghetti sono sei anche se il più celebre e visitato è il gorgo “della sposa”, legato ad antichi misteri e leggende locali. Da Trecenta, lungo sponde in cui prosperano flora e fauna e da dove si gode di meravigliosi tramonti, si rientra a Molino Pizzon, attracco vicino a Fratta, ecomuseo e sito di archeologia industriale perfettamente recuperato con annesso ristorante. Destra Adige, Sinistra Po (che per un tratto coincide con il percorso della celebre Ven.To.) e ancora ciclovia del Masetti, ciclovia del Garofolo, ciclovia di San Beda: nel territorio polesano le soluzioni per gli amanti delle due ruote sono davvero molte e tutte facilmente raggiungibili dai diversi attacchi dell’asta navigabile del Canalbianco. La mission del progetto è infatti questa: puntare a valorizzare i diversi itinerari con l’obiettivo di metterli a sistema facendo rete e arrivando a un’interconnessione dei vari percorsi, scoprendo per strada siti di interesse ambientale, artistico, religioso e culturale.

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